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FUMETTI A BASE STORICA: HORUSRA SI RACCONTA

HorusRa, al secolo Angelo Russo, è il punto d’incontro tra l’urgenza espressiva dell’artista e la poliedricità nell’affrontare le sfide del terzo millennio. Angelo Russo è un’insegnante di Storia dell’arte e di disegno che, ritrovandosi a vestire gli stretti panni di una stantia figura professionale, ha sempre difeso con le unghie e con i denti la sua personalità, una personalità temprata dalle tavole, dalle bozze, dagli interessi filosofici e dalle collaborazioni e dalle sue pubblicazioni.

Grafico, fumettista, insegnante d’arte. Se dovessi scegliere, quali delle 3 figure ti rappresenta meglio?

Io sono una persona che difficilmente butta qualcosa. Chiedermi di scegliere tra parti di me stesso mi imbarazza… ma direi che quello con cui sono più in confidenza è il fumettista, non fosse altro che ci frequentiamo dalla fanciullezza. Ho cominciato a disegnare da piccolo, mettendo su carta i miei sogni, poi i film che vedevo e i fumetti che leggevo. Con dei quaderni facevo dei veri e propri albi di personaggi ispirati a Superman, Batman, Zorro, Ercole e così via, per puro divertimento perché poi non li leggeva nessuno.

Ho visto che hai fatto tantissime collaborazioni. Come sono nati i volumi sulla battaglia di Canne e quello sulla sicurezza stradale?

Ho lavorato vari anni in una grande tipografia/serigrafia della mia città, che ad un certo punto volle farsi casa editrice e volle cominciare a pubblicare fumetti ispirati alla storia locale. Infatti il primo volume fu ispirato alla famosa disfida di Barletta e alla figura di Fieramosca. A quel tempo collaboravo con questa casa editrice come consulente editoriale e venne fuori l’idea di un volume sulla battaglia di Canne. Siccome il proprietario conosceva la mia passione per il disegno decise di affidarmi, insieme ad un soggettista e ad uno sceneggiatore, la realizzazione dell’opera. Fu fatto un notevole lavoro di documentazione, con foto scattate sul posto e ricerche bibliografiche che portarono ad una stesura della storia a matita. Purtroppo, per vicissitudini imprenditoriali ed economiche la casa editrice chiuse e quindi il lavoro non vide, come si dice, la luce. Nel 2013 in occasione del 2229 anniversario della battaglia fu organizzata una mostra con le tavole a matita della storia a fumetti. Il libretto sulla sicurezza stradale nacque nello stesso ambito, ma per i motivi appena menzionati non venne mai stampato.

Com’è nato HorusRa?

In fondo cosa lega il nostro nome a noi? Che cosa hanno a che fare quei suoni, quelle sillabe con noi, con il nostro corpo o la nostra mente? Forse niente. Nessuna causa diretta, tanto più che i nomi ci vengono imposti e solitamente non possiamo sceglierli. Ma dietro (e dentro) questo nome che rimane inalterato ci siamo NOI, il nostro corpo che muta col tempo, i pensieri che maturano, le emozioni che finiscono per declamare un continuo mutamento dietro una facciata immobile che ci rende riconoscibili, standardizzati e con la quale ci identifichiamo.

Ma a volte ci viene concesso di poter scegliere un nome che ci rappresenta di più. Possiamo avere un soprannome, d’altronde il Papa sceglie un nome che rispecchia il compito che si è prefissato. Come il combattente ha il proprio nome di battaglia, anche l’artista sceglie il proprio nome d’Arte. Un nome diverso, che non è legato al tempo e non parla di età, ma di sentire e provare, di vedere e parlare, di mettere in atto una diversa sensibilità e può significare far emergere parti di noi che solitamente sono dormienti ma non morte. E quindi unendo queste considerazioni con il mio interesse per l’esoterismo ho scelto di utilizzare il nome di questi dei egizi: Horus e Ra, il Falco e il Sole che hanno entrambi come simbolo l’occhio, e che messi insieme hanno una certa assonanza con il mio nome e cognome, vale a dire Angelo Russo.

I temi filosofici vantano un fascino plurimillenario. Quali potrebbero essere i 3 aggettivi migliori che descrivono il tuo attaccamento alla dimensione metafisica?

Surreale, paradossale e sorprendente

Com’è nata la collaborazione con Braz Kovalsky?

Nel 2022 risposi ad un annuncio dove cercavano disegnatori, non vorrei sbagliarmi ma forse era proprio su Closure Comics. Mi dissero di contattare un tale Kovalsky (e qui già partii per la tangente, ricordandomi del Kowalsky di STARGATE e qualche altro personaggio o attore che avevo solo sentito nominare). In ogni caso mi rispose, gli feci visionare i miei lavori, gli piacquero e quel geniaccio riuscì a creare una storia adatta al mio modo di disegnare, una storia che ricordava i film di JODOROWSKY e che lui ha poi inserito nel suo fumetto n° 4 credo.
Collaborare con lui è stato stimolante e appagante forse perché abbiamo un background comune di letture ed interessi. Braz ti viene incontro nelle difficoltà ed è sempre pronto a trovare ed ascoltare soluzioni innovative di disegno e sceneggiatura.

Quali sono i pregi del tuo percorso con Closure Comics?

Per me la scoperta di Closure Comics è stata una sorpresa, non immaginavo ci potesse essere un collettivo di AUTORI in senso allargato (disegnatori, sceneggiatori, coloristi e quanto serve a produrre fumetto) che tenta di superare il problema del CONTATTO tra l’autore e chi deve revisionare/produrre il fumetto. Ben venga la possibilità di autogestirsi ed autoprodursi come comunità.

Quali progetti hai in cantiere?

Per ora sono impegnato nella creazione di una storia fantasy, sempre con l’inossidabile Kovalsky. Poi, tempo permettendo, vorrei tornare ad una storia tutta mia: a sfondo esoterico, di cui ho in testa il soggetto e sto abbozzando le prime tavole.

Grazie mille Angelo. Ti auguriamo i migliori risultati possibili

Intervista
RITROVARE LA PROPRIA STRADA NEL FUMETTO: DARIO RUGGIERI

Spesso e volentieri leggiamo una storia senza mai domandarci chi ne sia il creatore. Cosa lo ha fatto avvicinare al disegno e cosa lo ha allontanato. Ma con Dario Ruggieri, classe 1965, ci siamo sentiti veramente affascinati a ripercorrere una strada fatta di passioni, di scelte pragmatiche, e di avvenimenti fuori dalla nostra portata.

Ciao Dario. Come descriveresti il rapporto che hai avuto con i fumetti?

Ho iniziato a disegnare fin dalle scuole elementari. Alle scuole medie fui incoraggiato dai prof e dai miei genitori ad iscrivermi al Liceo Artistico di Bologna. Nel 1978 iniziai ad appassionarmi a disegnare vignette e piccole storie a fumetti.
Purtroppo all’epoca non esisteva un sorta di specializzazione in comics con lezioni dedicate o approfondimenti sul tema.

Facevo vignette raffigurando i miei compagni di scuola vestendoli in modo “bizzarro” e facendogli dire e fare quello che mi pareva. Era un divertimento. Pensa che all’esame di maturità interpretai la prova di architettura inserendo personaggi e baloon. La commissione d’esame apprezzò molto la mia iniziativa un po’ azzardata /e fuori dalle righe) e fui premiato con un bel voto.

Poi preso il diploma decisi di non proseguire gli studi. A quei tempi dopo il Liceo non c’erano tante alternative. Ci poteva iscrivere all’Accademia di Belle arti, oppure ad Architettura a Firenze o Venezia, o al DAMS. Nessuna delle tre opzioni mi stuzzicava e preferii andare a lavorare, anche sapendo che di lì a poco avrei ricevuto la chiamata per il servizio militare, che puntualmente arrivò.
Finito il militare trovai un lavoro normale, totalmente estraneo al mondo dei fumetti. Inutili dire che questo sancì il mio distacco da quel mondo. Quando smisi completamente di disegnare correva l’anno 1985.

Cosa ti ha spinto a ritornare al disegno e a pubblicare “IL MIO TATUAGGIO DI MARADONA”?

L’anno della svolta è stato il 2020, e lo scossone che mi ha spinto a ritornare sui miei passi è stata la morte del calciatore più forte di sempre: Diego Armando Maradona.

Per onorarlo mi feci un tatuaggio che lo raffigurava, nascondendolo a mia moglie e alle mie figlie, ma mi beccarono subito.
Degli amici di Napoli che gestiscono una pagina Facebook molto seguita dai tifosi del Napoli, mi chiesero di scriverla in un pezzo che avrebbero pubblicato sulla pagina per descrivere le emozioni ed i sentimenti di un tifoso lontano da Napoli. Scrissi la storia, bella, struggente e divertente (specialmente la parte in cui mia moglie mi becca e mi fa il cazziatone).

Maradona
Copertina Il mio tatuaggio di Maradona (Qui il link alla versione PDF)

E mi venne una sorta di illuminazione. E se provassi a disegnarla a fumetti?
Pensavo di aver perso la mano, probabilmente di non saper più disegnare, trent’anni che non prendevo una matita in mano. Prendo un foglio e comincio a disegnare. Mi esce una bella tavola, prendo un pennarello e la inchiostro e mi sembra stupenda, continuo e ne faccio 60.
Da quel momento non ho più smesso di disegnare.

Cosa hai provato quando hai messo mano sulla copia cartacea del tuo fumetto?

Una goduria, ebbi i brividi. Avevo lavorato un anno intero per pubblicare il mio tributo a Diego Armando Maradona. Guardarlo e sfogliarlo per la prima volta fu davvero una grande emozione e un grande orgoglio.

Quali sono i generi letterari che ti piacciono di più e quali quelli di meno (se puoi, motiva anche la risposta)?

Le mie prime collezioni furono Alan Ford, Mister No e Zagor. Poi negli anni successivi mi appassionai al cosiddetto fumetto alternativo (rispetto a quelli che andavano in voga), quindi iniziai a scoprire maestri come Pazienza, Manara, Pratt, Toppi e via dicendo. Sono sempre stato convinto che i racconti tratti da storie vere esercitino una carica emotiva più potente rispetto a quelli provenienti da una storia fantasy. Non amo particolarmente la fantascienza, il fantasy, e i romanzi rosa, e in tutta onestà mi sento di dire che non mi piacciono per niente i manga. Ma ammetto di non averne mai letto uno.

Nei tuoi rapporti con le case editrici, ti è mai capitato di ricevere proposte deludenti o veri e propri pali

Premetto che non ho ancora avviato una vera e propria carriera di fumettista. Tuttavia ho già preso qualche palo, e questo mi è bastato per capire questo mondo. Dopo aver pubblicato il primo fumetto mandai il pdf ad alcune piccole case editrici che avevo visitato al Salone del libro di Torino. Fu la stessa sensazione che provano le persone che mandano un curriculum vitae ad un azienda o rispondono ad una inserzione di ricerca di personale. Nessuna risposta o risposte semiautomatiche di rifiuto

L’avvento di internet (e la grande mole di pubblicazioni) ha trasformato molti lettori in consumatori. Secondo te questo ha reso ancora più importante il rapporto tra il fumettista e il lettore?

il rapporto fra fumettista e lettore deve essere profondo. Il lettore deve riconoscere la tua mano già dalla prima vignetta, e ovviamente gli deve piacere. Questo è il primo fondamento per costruire un rapporto con il lettore. Mi sento di proporre un’analogia calzante: nelle prime fasi dell’innamoramento prevale l’aspetto estetico, ma poi deve essere la storia, la narrazione, il coinvolgimento e le emozioni che danno al lettore a farlo rimanere con te e ad aspettare la prossima storia

Come è iniziata la tua esperienza in Closure Comics? La consiglieresti agli aspiranti fumettisti?

Copertina La mia prima coppa Uefa
Copertina La mia prima coppa Uefa di Dario Ruggieri (qui il link alla versione PDF)

Vidi un’inserzione su Facebook, il copy era scritto molto bene e si rivolgeva ad aspiranti fumettisti. Mi incuriosì, mandai alcune tavole ed eccomi qua. Sono certo che crescerà tanto nei prossimi anni e potrà essere utilissima a chi, come me, ha questa passione.

Grazie mille Dario. In bocca al lupo con i tuoi volumi

Intervista
LA PASSIONE È IL VERO TALENTO: WAQAS AFTAB

Nell’intervista precedente abbiamo parlato con Braz Kovalsky della diatriba tra disegnatori e sceneggiatori (qui il link dell’intervista). In quell’articolo abbiamo toccato con mano la crisi dell’editoria italiana, una crisi che vede i diversi addetti alla produzione del fumetto chiudersi in una triste e solitaria torre d’avorio. Tuttavia, oltre a questo clima stantio, esiste anche molta voglia di rivalsa. Il protagonista di questa conversazione è Waqas Aftab, il disegnatore di Velo Nero.

WAQAS AFTAB

Waqas Aftab è un autore a tutto campo del collettivo di Closure Comics. È di origine pakistana, ma è cresciuto in Italia, dove ha frequentato la scuola internazionale di comics a Jesi. Ha lavorato come illustratore per libri scolastici e come grafico di videogiochi e app. Ha in cantiere diversi webcomic che vengono periodicamente pubblicati sulla piattaforma Tapas (qui il link ai suoi lavori) e aggiorna i suoi follower su Instagram e Facebook.

Da quanto tempo coltivi la passione per i fumetti e qual è stato il primo fumetto che hai letto?

Sono sempre stato affascinato dal mondo dei cartoni e fumetti. Ho cominciato a leggere ed collezionare fumetti da adolescente. Il primo fumetto che acquistai fu Topolino

Qual è invece il fumetto che ti ha colpito di più e quello che ti ha colpito di meno?

I Manga che mi hanno appassionato di più sono stati Berserk, Dragon Ball e One Piece, tuttavia ho letto con grande interesse sia i fumetti americani, (specialmente quelli coi supereroi) che quelli italiani (su tutti Alan Ford). Nella mia “carriera” di lettore posso affermare con assoluta certezza che ogni fumetto che ho letto è stato unico nel suo genere.

Da quanto tempo hai cominciato a disegnare?

Disegno da quando ero piccolo. Mi sono sempre piaciuti i personaggi dei cartoni animati, e alcuni di questi a tal punto che li ridisegnavo. Però è stato solamente dopo le superiori che ho iniziato a lavorarci sodo. Il passaggio fondamentale è stato lo studio dell’anatomia e della prospettiva.

Secondo te è più importante un bel disegno o una bella storia?

Nel fumetto ciò che conta di più è la narrazione. I disegni sono efficaci solo se riescono a raccontare bene la storia che c’è dietro.

Da diverso tempo in Italia i disegnatori preferiscono lavorare alle tavole esclusivamente su commissione (anziché scommettere su un progetto). Secondo te da cosa è data questa scelta?

Secondo me è un modo per sentirsi più al sicuro. Per molti è meglio avere un’entrata economica rapida e sicura piuttosto che sperare che una storia sbarchi il lunario. Prima anche io aspettavo che una casa editrice mi ingaggiasse. Ora che sono arrivato a un certo punto del mio percorso artistico-professionale, non posso che riconoscere le potenzialità dell’auto produzione: flessibilità, spirito d’iniziativa e libertà.

Arrivati a questo punto, mi sento di doverti fare una domanda scomoda: In Italia ha vita più facile il disegnatore o lo sceneggiatore?

È più impegnativo fare il disegnatore. Per essere bravo c’è bisogno di tanti anni di studio e di pratica. Tuttavia ci tengo a precisare che per fare funzionare un fumetto, c’è assolutamente bisogno di un bravo sceneggiatore.

Come e quando sei entrato a far parte del team di Closure Comics?

Sono entrato in Closure circa 2 anni fa. A quel tempo avevo già il soggetto del mio fumetto Velo Nero, però cercavo qualcuno che mi aiutasse a sviluppare la sceneggiatura, e perciò lanciai un appello su un gruppo Facebook. Fortunatamente fui contatto da Giorgio Puleo, e così nacque la nostra collaborazione.

Non sempre è facile trovare la strada giusta per realizzare i propri sogni. Alla base di questa esperienza, cosa consiglieresti a un aspirante disegnatore?

Per diventare un bravo disegnatore non serve solo il talento ma bisogna coltivarlo, secondo me il vero talento è la passione!

Caro Waqas, ti auguriamo di poter continuare a cimentarti in tante altre opere. Grazie mille per le tue parole e buon lavoro

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